lunedì 4 giugno 2018

Domande Frequenti



1 - Che cosa è il veganismo?

Il veganismo è essenzialmente un principio morale specifico che si riassume nel rifiutare l'utilizzo degli altri animali – vale a dire degli animali non umani. Non utilizzarli quindi per nessuna ragione ed in nessun modo.

Nella pratica il veganismo si traduce nello smettere di partecipare allo sfruttamento animale. Per esempio: non utilizzare prodotti di origine animale nella propria alimentazione, nel proprio abbigliamento, per l'igiene personale o per il proprio divertimento; allo stesso modo non partecipare a nessuna attività che implichi l'utilizzo di animali.

Il veganismo si focalizza specificatamente nella relazione morale fra umani e animali  non umani, così come il femminismo si riferisce concretamente alla relazione morale fra uomini e donne. Entrambi i principi morali partono dalla base morale per la quale tutte le persone devono essere rispettate allo stesso modo ed essere considerate come fini in sè stesse e non come mezzi da utilizzare con la forza per soddisfare le necessità ed i desideri altrui.

2 – Perché dobbiamo essere vegani?

Per etica.

Più precisamente per tre ragioni molto elementari, basate sulla logica e su dati di fatto:

Primo; perché siamo individui capaci di ragionare, di renderci responsabili della nostra condotta e di comprendere che le nostre azioni avranno delle conseguenze che possono interessare altri individui. Siamo esseri razionali la cui condotta si fonda sulla logica.

Secondo; perché in accordo con la logica – con il principio logico di identità – non dobbiamo fare ad altri ciò che non desideriamo venga fatto a noi. Se vogliamo che nessuno ci consideri cibo, allora non dovremmo considerare altri individui come cibo, comportandone in questo modo la sottomissione e l'uccisione.  Tutti gli esseri senzienti sono coscienti e possiedono degli interessi primari relativi alla propria sopravvivenza e al proprio benessere.

Su questo elemento si basa il principio etico di uguaglianza, o di eguale considerazione morale. Discriminare alcuni individui per il fatto di appartenere a specie differenti rispetto alla nostra equivale al discriminarne altri per via del genere di appartenenza o per l'appartenenza ad un'altra etnia.

La discriminazione basata sul concetto di specie viene definita specismo.

Terzo; perché tutti gli individui senzienti possiedono un valore intrinseco. A differenza dei viventi o delle cose non senzienti – viventi senza sistema nervoso, vegetali o minerali – tutti gli esseri senzienti possono sperimentare sensazioni e hanno interesse nel salvaguardare la propria auto-conservazione ed il proprio benessere. Tutti gli esseri senzienti sono anche autocoscienti in differenti gradi di complessità.

3 – Ma consumare animali non è una scelta personale e privata? Ciascuno può mangiare ciò che preferisce no?

Quando si tratta del rispetto dei diritti fondamentali di esseri umani non giustifichiamo il fatto di violarli appellandoci alla “scelta personale e privata”. L'etica non si basa su capricci o desideri personali ma su norme oggettive e basate sulla ragione. Perché ciò dovrebbe essere differente nel caso degli altri animali? Se ragioniamo vedremo che gli stessi argomenti che giustificano il rispetto degli esseri umani valgono esattamente allo stesso modo se applicati agli animali non umani. Dobbiamo rispettare gli esseri umani perché sono esseri senzienti che possiedono interessi. Gli esseri umani desiderano conservare la propria vita, godere di situazioni favorevoli, evitare il danno e la sofferenza e non essere sottomessi alla volontà altrui.

Gli altri animali possiedono gli stessi interessi fondamentali. Entrambi possiedono un valore intrinseco – danno valore alla propria vita, alla propria integrità fisica e alla loro libertà a prescindere dal giudizio altrui – e il principio di uguaglianza ci impone a questo punto di considerare e rispettare i loro interessi con lo stesso rigore con il quale rispettiamo i nostri interessi – gli interessi umani. 

Una scelta privata è per esempio lo scegliere liberamente il colore delle pareti della nostra casa. Questo fatto non lede i diritti di nessuno. Però se le nostre azioni hanno delle conseguenze dirette sugli interessi fondamentali di altri individui allora si impone una questione morale che non è più privata.

4 – Si può realmente tradurre in pratica il veganismo?

Certamente. Milioni di esseri umani in diverse parti del mondo sono vegani.

In primo luogo non abbiamo nessuna necessità nutrizionale che ci imponga di nutrirci di animali o di loro prodotti. Un'alimentazione vegana ben equilibrata ci fornisce tutti i nutrienti di cui abbiamo bisogno. Allo stesso modo possiamo soddisfare le nostre necessità basiche senza utilizzare animali non umani. Che il veganismo si possa applicare facilmente nella vita quotidiana è un dato di fatto.

Ad un livello collettivo e ambientale, una società umana che adotti il veganismo è ugualmente realizzabile. Allo stato attuale almeno un terzo di tutte le terre coltivabili del pianeta viene utilizzato per produzioni agricole destinate all'alimentazione degli animali schiavizzati. Inoltre lo sfruttamento votato all'allevamento consuma una quantità d'acqua fino a dieci volte superiore a quella necessaria per l'agricoltura destinata al consumo umano.

Una società vegana non dovrebbe sfamare le decine di milioni di animali attualmente schiavizzati, pertanto una società vegana, a parità di abitanti, avrebbe bisogno di molte meno risorse in termini di terre coltivabili di quelle richieste dall'attuale società schiavista. 

Il veganismo applicato alla produzione di alimenti rispetto alla produzione di cibo derivato dallo sfruttamento animale richiede meno terra, meno acqua e meno risorse in generale per produrre una quantità di cibo maggiore.

5 – Una soluzione non potrebbe essere quella di trattare meglio gli animali non umani che utilizziamo?

No, non lo sarebbe. La questione morale non sta nella maniera in cui utilizziamo gli animali non umani ma nel fatto stesso di utilizzarli per un nostro beneficio. Il problema di fondo sta nello status di proprietà che attribuiamo agli altri animali. Abbiamo assoggettato gli altri animali alla categoria di schiavi. Se la schiavitù di esseri umani è immorale dal momento che considera gli individui degli oggetti, allo stesso modo essa sarà una pratica ingiusta se applicata ad altri animali.

Gli altri animali non possono dare il proprio consenso al loro utilizzo da parte nostra pertanto utilizzandoli non stiamo rispettando il loro essere individui con interessi e volontà proprie ma li utilizziamo come oggetti, come semplici strumenti. È in questo che basicamente consiste lo sfruttamento animale.

Non abbiamo nessuna ragione che giustifichi moralmente il fatto che utilizziamo gli altri animali. Pertanto sia quale sia la forma in cui si realizzerà questo utilizzo, non verrà annullata l'ingiustizia di base dell'utilizzo di animali per un nostro fine.

Quando ci riferiamo alla questione dei diritti umani, non ci azzarderemmo a parlare di una loro uccisione praticata con minore crudeltà. Non è accettabile che gli stupratori trattino “meglio” le persone di cui abusano. L'unica opzione valida è che smettano di abusarne.

La soluzione non è “trattare meglio” gli animali che schiavizziamo. L'unica soluzione etica è non schiavizzare nessuno.

6 – Gli altri animali mangiano altri animali. Perché non va bene che noi facciamo lo stesso dal momento che pure noi siamo animali?

Il fatto di essere animali e che altri animali mangino animali, non giustifica che noi imitiamo la condotta di altri animali.

È un dato di fatto che altri umani uccidano e stuprino altri umani, questo dimostra che possa essere corretto che noi facciamo lo stesso dal momento che anche noi siamo esseri umani? Ovviamente no. Questo non è un'argomentazione eticamente valida.

Se giustificare una certa azione o condotta sostenendone la sua “naturalezza” fosse un'argomentazione valida allora si potrebbe giustificare qualsiasi cosa.

Sostenere che per il fatto di possedere canini, o per il fatto di essere onnivori, non esista un problema etico relativo al consumo di animali come alimento equivale a dire che il possedere un pene possa giustificare moralmente lo stupro di donne, dal momento che il sesso è un qualcosa di “naturale”.

Se con il termine etica intendiamo quella pratica che ci porta a guidare razionalmente la nostra condotta in accordo con una serie di norme morali allora non è razionale appellarci a fatti che avvengono in natura per giustificare il nostro comportamento.

7 - E per quanto riguarda le piante, i batteri o i virus?

Né i virus, né i batteri o le piante possono definirsi senzienti. Difatti non possiedono un sistema nervoso (che è l'organo che permette la senzienza). Le piante sono degli esseri viventi che possono ricevere informazioni dall'ambiente circostante – così come possono farlo le macchine dotate di sensori – e sebbene mettano in atto delle risposte alle condizioni ambientali, non elaborano le informazioni trasformandole i sensazioni dal momento che non possiedono un sistema nervoso. Solo gli animali possiedono sistema nervoso mentre gli altri viventi ne sono privi, così come sono privi di sistemi o organi equivalenti.

8 – E per quanto riguarda questioni come l'inquinamento, l'ambiente naturale, la povertà, le guerre e altri problemi sociali?

Nessuno mette in dubbio il fatto che esistano anche altri problemi di rilevanza morale aldilà dello sfruttamento degli animali.

Però il fatto che esistano altri problemi non giustifica in nessun caso che ignoriamo e che partecipiamo allo sfruttamento animale. Così come il fatto che esistano molti problemi di carattere morale nel mondo non giustificherebbe il partecipare alla schaivitù di esseri umani.

9 – Che c'è di male nel consumare uova, latte o miele dato che gli animali dal quale si ottengono questi prodotti non sono stati maltrattati o uccisi per la loro
produzione?

In realtà l'idea secondo la quale dietro al consumo di uova o latte o lana o miele non siano presenti morte e sofferenza è un'idea erronea che deriva dalla pubblicità ingannevole diffusa dall'industria dello sfruttamento animale. 

L'unica cosa certa è che gli animali schiavizzati per il loro latte o le loro uova soffrono in forme molteplici: confinati in spazi angusti, spaventati e colpiti perché obbediscano e derubati dei loro prodotti contro la loro volontà. Inoltre quando questi animali non risulteranno più produttivi per i loro sfruttatori, verranno condotti al macello. Verranno assassinati.

Aldilà della sofferenza e della morte che causiamo agli animali che sfruttiamo, lo stesso fatto di vederli come macchine da produzione che esistono per soddisfare le nostre necessità è già di per sé una forma di cosificazione e di negazione della loro condizione di individui con volontà ed interessi propri.

Gli altri animali non ci hanno dato il loro consenso perché gli utilizziamo e questo fatto suppone che un qualsiasi utilizzo che faremo di essi sarà una violazione del rispetto basico che tutti gli animali meritano per il semplice fatto di essere degli individui senzienti.

10 – Ma anche il consumo di prodotti sintetici o vegetali danneggia e contamina l'ambiente naturale.

In primo luogo deve essere chiaro che utilizzare gli animali per i nostri scopi è ingiusto, perché per farlo stiamo violando il loro valore inerente di individui e il principio etico di uguaglianza e pertanto non è moralmente accettabile che vengano utilizzati da noi come alimento, abbigliamento o con qualsiasi altro tipo di scopo.

Dobbiamo cercare di tutelare l'ambiente naturale per rispetto degli interessi dei non umani che in esso vivono, però non c'è ragione di preoccuparsi del fatto che consumando prodotti di origine vegetale provochiamo un danno ambientale se allo stesso tempo finanziamo la schiavitù e l'assassinio di non umani perché possiamo cibarci dei loro corpi, dei loro prodotti o perché possiamo coprirci con pezzi dei loro corpi.

Pensiamo a questo; il fatto di utilizzare esseri umani senza il loro conenso a costo di privarli di vita e libertà per una produzione di cibo o vestiario potrebbe essere meno impattante dell'utilizzo di materiali sintetici ma questo non giustificherebbe il loro utilizzo come semplici oggetti.

Allo stesso modo vale per l'utilizzo di animali non umani. Il criterio di considerazione morale è lo stesso per tutti gli individui senzienti e con interessi propri. Tutti gli animali senzienti possiedono un valore inerente. Questo significa che i loro interessi e la loro volontà non devono essere ignorati per i nostri benefici.

Utilizzare umani come schiavi potrebbe essere meno impattante rispetto all'uso di energia elettrica o chimica ma non è un fatto che potrebbe giustificarne la riduzione in schiavitù.

Inoltre immaginiamo qualcuno che affermi: “dal momento che non possiamo evitare di danneggiare terze persone in maniera assoluta, anche solo accidentalmente o indirettamente, allora non esiste nessun problema morale nel cannibalismo”.

Ogni anno migliai di esseri umani muoiono per cause direttamente legate all'inquinamento. E tutti siamo partecipi della creazione di questo inquinamento.

Questo significa che allora potremmo non rifiutare l'assassinio, la schiavitù e lo stupro di esseri umani? Ovviamente no. Allora perché dovrebbe essere in qualche modo diverso per quanto riguarda i non umani? Anche se continuiamo a danneggiare indirettamente altri animali a causa dell'inquinamento questa non è una scusa valida per il continuare a schiavizzarli.

D'altro canto, tenendo conto del fatto che almeno un terzo delle terre che utilizziamo per l'agricoltura è destinata all'alimentazione degli animali che utilizziamo con fini alimentari (allevamento), risulta evidente come applicando il veganismo ridurremmo già considerevolmente il numero delle vittime che causiamo indirettamente con l'agricoltura dal momento che occuperemmo una superficie di terreno molto minore.

Per non parlare del fatto che verosimilmente in una società che consideri gli altri animali come persone – una società vegana – ci si sforzerebbe maggiormente per escogitare ed applicare metodi più rispettosi degli interessi degli altri animali.

Se davvero vogliamo evitare del tutto di causare sofferenza e danno agli altri animali la prima e più importante presa di posizione che dovremmo mettere in pratica è quella di diventare vegani e di diffondere il veganismo.

11 – Che cosa faresti se fossi in un'isola deserta e la tua unica opportunità per sopravvivere fosse quella di uccidere altri animali? 

Prima di rispondere voglio porre una domanda: come ci comporteremmo invece in un mondo che ci offrisse tutti gli alimenti vegetali utili al soddisfacimento delle nostre necessità nutrizionali e nel quale fosse evidente che gli altri animali sono individui che sentono, soffrono e hanno interesse a vivere senza patire danni e sofferenza? Continueremmo a partecipare al loro sfruttamento? 

Il caso dell'isola deserta è un caso tremendamente inverosimile mentre la seconda opzione è una realtà già realizzata in questo istante. Possiamo vivere senza utilizzare animali, possiamo vivere senza renderli schiavi e senza danneggiarli, quindi qual è la domanda che è più opportuno porsi?

In ogni caso, anche se dovessimo trovarci nella situazione di dover necessariamente utilizzare altri animali come cibo, anche in quel caso sarebbe ingiusto farlo. Come è ingiusto uccidere un altro individuo per utilizzare i suoi organi che ci permetterebbero di vivere più a lungo. Se gli altri animali non sono colpevoli dei nostri problemi non è giusto che paghino per essi.

12 – E per quanto riguarda le medicine?

Il tema delle medicine è più complesso rispetto a quello dell'alimentazione, dell'abbigliamento e dell'intrattenimento perché coinvolge elementi che non ci vedono esattamente unicamente come semplici consumatori.

In primo luogo, ci sono medicinali che non contengono ingredienti di origine animali ed il cui consumo non implicherebbe l'utilizzo di animali – un esempio: l'aspirina. Il semplice fatto di assumere medicinali non implica il partecipare allo sfruttamento animale anche se provengono da compagnie che testano i loro prodotti su non umani in certi esperimenti.

Per etica dovremmo sempre cercare di individuare opzioni che non implichino l'assumere medicinali se questi derivano da imprese che utilizzano animali come cavie o che abbiano fra i loro ingredienti componenti derivati da animali - alcuni problemi di salute si possono curare con medicamenti ottenuti da piante e molti medicinali hanno principi attivi estratti da piante. Di fatto le piante sono state utilizzate da sempre come fonte di principi attivi curativi.

Tuttavia non dirò mai a nessuno di smettere di assumere un farmaco se questo è necessario per la sua salute. Dico solamente che abbiamo l'obbligo morale di cercare prodotti che non implichino l'utilizzo di altri animali come avviene nell'alimentazione e negli altri ambiti della nostra vita.

Non si tratta di smettere di utilizzare determinati prodotti necessari per la nostra salute dall'oggi al domani ma di cercare di sostituirli, ove possibile, con alternative che non derivino dallo sfruttamento animale. È importante che inziamo a smettere di partecipare allo sfruttamento animale ogniqualvolta sia possibile farlo.

Non c'è nulla di male nel preoccuparsi riguardo all'utilizzo di certi farmaci perché è un fatto che dimostra che possediamo empatia e coscienza morale. Tuttavia non vale la pena tormentarsi se non possediamo soluzioni alternative valide.

In generale, tolte poche eccezioni, il 99% degli usi che facciamo degli altri animali ora come ora sono prescindibili e sostituibili. E questo si verifica specialmente negli ambiti dell'alimentazione, dell'abbigliamento e dell'intrattenimento.

13 – Devo smettere di consumare gli alimenti che contengono derivati animali in tracce anche se sono di origine vegetale?

Le tracce sono resti minimali di sostanze che potrebbero capitare accidentalmente all'interno di un determinato alimento durante la sua elaborazione, ma che non sono inclusi deliberatamente in esso. Non sussiste alcun problema morale dal punto di vista vegano, nel consumare prodotti che possano contenere tracce di prodotti di origine animale dal momento che questo consumo non comporta una domanda di prodotti derivati dallo sfruttamento animale.

Il consumo di prodotti con tracce di derivati animali non comporta il sostenere o il finanziare lo sfruttamento animale. L'avvertenza circa la presenza di tracce è un semplice avviso diretto a persone con determinate allergie.

Se un cuoco vegano dovesse prepararci una pietanza 100% vegetale ci sarà sempre una possibilità che cada un ciglio o un pelo umano dentro il nostro cibo. Ma mangiare quel prodotto non ci renderebbe cannibali per il fatto di ingerire un qualcosa di origine umana in forma involontaria ed accidentale. Ovvio no? Lo stesso vale per le tracce di derivati animali.

Consumando prodotti con tracce di derivati animali non stiamo sostenendo lo sfruttamento specista come invece avviene acquistando e consumando alimenti che contengano derivati animali inseriti volontariamente.

14 – Come posso diventare vegano?

Se abbiamo compreso le ragioni sulle quali si basa il veganismo e siamo motivati a rispettare gli altri animali allora la prima cosa da fare e anche la più importante è informarsi correttamente su alcuni aspetti basilari, primo fra tutti l'alimentazione.

Questo non ci prenderà troppo tempo ed in rete è reperibile moltissimo materiale che spiega come praticare un'alimentazione salutare costituita unicamente di alimenti di origine vegetale.

Questo è il primo passo fondamentale. Anche se il veganismo è un principio che si applica anche a tutti gli altri ambiti della vita e quindi si estende anche all'abbigliamento, all'ozio, alla pulizia della casa e all'igiene della persona e a molti
altri ambiti.


Tratto da Filosofía Vegana —pagina in lingua spagnola— tradotto da Antonio De Agostini